giovedì 31 luglio 2025

UNA LUNGHISSIMA NOTTE


E adesso la sera è tracimata in fretta su di me e sulla mia città appoggiata sul mare. Guarda che lunghissima notte, senti come si allarga su di me, come giudica e stronca, rappacifica e abbandona:
 era da molto tempo che non avevo una notte così. 
Non so perché scrivo: mi sono inventato tante ragioni ma erano altri giorni. Questa notte non posso e non so. Il narcisismo non basta, la cultura non serve, restano solo i desideri ma sono contorti e senza parole: situazione paradossale, ho un bisogno disperato di parole ed esse si annullano ma mano che nascono. La mia bacheca esistenziale è qui la vedete, non chiedetemi perché vi scrivo sopra o per chi: voi forse lo sapete? Quanto sappiamo di noi? Quanto veramente riusciamo a scrivere di noi? Dove si è fermata la nostra vita l’ultima volta e ci ha dato l’opportunità di inchiodarla sulla pagina? A me è successo pochi minuti fa: davanti al golfo di questa mia città che dorme nel buio della notte…qualche nave alla fonda coi segnali luminosi regolamentari, i due fari di diverso colore all’imboccatura del porto, la grande luce più lontana sulla gru dei cantieri navali. Dorme Palermo o almeno pare dormire, senza sussiego e fondamentalmente indifferente alla mia veglia senza speranza. Non c’è alcun senso visibile a questo battere sui tasti, è solo un’estroflessione in cui io o te che leggi aggiungiamo la storia che vogliamo o che ci siamo trovata fra le mani; ti avrei detto di più qualche anno fa, ti avrei raccontato bugie coloratissime e godibili, ti avrei significato la gioia e l’allegria posticce di raccontarsi in rete. Stanotte la notte è seria: niente storie, fa quel che vuoi, scrivi se ne sei capace e non chiederti nulla. 
Si scrive per camuffare o vestire di sé l’altra scrittura, quella che ci portiamo dentro, quella che non lascia spazio a svolazzi sintattici e che non degna nessuno di benevolenze temporali. Se stanotte non mi fossi messo alla tastiera non sarebbe cambiato nulla, il mistero di questa veglia gonfia di attese e ricordi si sarebbe spiegato in maniera diversa, non potrò mai sapere dove e come sarebbe giunto ad altri da me. Non contiamo niente, non conto niente, non significa niente quello che ci facciamo scorrere tra le dita dicendoci l’un l’altro che siamo e dobbiamo stare attenti ai nostri personali confini esistenziali; è tutto altrove e non so dirvi dove ma lo vedo, posato un po’ più in là sul mio orizzonte. Una beffa, l’ennesima o sempre la stessa? Scrivi Enzo, lascia una traccia, questa notte che ci sei, domani potrebbe restare solo chi ti legge le carte, senza il tuo intervento a correggere l’inutilità del vivere così. Senza il tuo commiato. La notte è bellissima, la pagina non è più bianca e i pescatori tra qualche ora torneranno a riva: avranno una stanchezza meritata e non scritta, migliore di questa mia accidiosa e mentale. Dormiranno poi e non ci sarà nulla da leggere o commentare. Solo un buon sonno e un sorriso al risveglio.

martedì 29 luglio 2025

COMMEMORAZIONI

LA FOTO E' DI LETIZIA BATTAGLIA
Picciotti ci sunnu cose che parunu nisciuti da un incubo! Chi è il cretino che oggi , ma anche ieri e l'altro ieri, a Palermo e in Italia pensa che la mafia sia quella che è senza la partecipazione attiva di parte delle strutture governative? Possibile che si debba discutere per l'ennesima volta di un DATO DI FATTO? La mafia, le mafie, sono uno stato dentro lo stato, spesso funzionano meglio. 
Tutta la storia siciliana degli ultimi 150 anni dice chiaramente che solo uno stato forte e organizzato e perfettamente inserito nei posti "giusti" del potere ufficiale può aver compiuto stragi come quelle di Falcone e Borsellino. Quando sento Fini o Napolitano dire che ci sono "pezzi di stato deviati o collusi" mi viene da ridere per la rabbia: ma che scoperta, che idea illuminante! Serviva il parere di politici di grosso calibro per capire finalmente dove sta il problema. Non so quanti di voi hanno visto lunedi sera su Rai 3 il programma che aveva come filo conduttore il racconto della vedova Schifani a ventanni dalla strage di Capaci: è stato un buon momento di televisione, vero e profondo, fuori dalle rievocazioni convenzionali. Quella per me è la Sicilia che sento e conosco. 
Mio padre che ha 90 anni mi racconta che nel 43 con gli alleati già presenti in Sicilia e in città e nei circoli che contavano, parrocchie comprese, si discuteva già in termini chiari sul futuro assetto della politica e degli affari: insomma si discuteva e si organizzava il sacco degli anni futuri. I papabili erano già sulla corsia di partenza ed erano già nomi noti della criminalità organizzata, gente che era sparita nei 25 anni precedenti e che con gli alleati era rispuntata al posto di comando. Gli alleati lo sapevano e se ne fottevano: la politica regionale si avviava con la Dc in testa a distruggere il concetto di legalità e di stato, fra applausi e commemorazioni di circostanza. Giovanni e Paolo sono morti per questo, sono morti così, non li ha uccisi la mafia ma LO STATO MAFIOSO, quello che può tranquillamente far minare un pezzo di autostrada o permettere che un auto sosti per settimane davanti ad un "obiettivo sensibile". Credetemi tutto quello che è stato e sarà è dentro la mia terra e i suoi uomini, nel bene e nel male: non c'è da aggiungere una virgola a quello che Falcone e Borsellino dissero in quegli anni su mafia e Stato, sui modi per risolvere il problema e sugli ostacoli presenti sul cammino. Una virgola! Non c'è bisogno nemmeno di Fiaccolate con 4 gatti ( 4 gatti signori miei) e tentativi ridicoli di appropiarsi di una memoria su figure assolutamente cristalline proprio perchè superiori e fuori da giochi politici, Sbagliano sapendo di sbagliare Fini, e i circoli della sinistra che han fatto dei due magistrati degli eroi di parte. Sbagliano minchia! E li offendono, li uccidono ancora una volta, seguono una via di parte mentre la giustizia e la legalità sono di tutti. 
Andate a risentire le parole di Borsellino all'università di Palermo, o quelle di Falcone nei mesi precedenti la sua morte: c'è tutto. Premesse, dinamiche,soluzioni. C'è anche la forza magnifica ed eroica di chi sa e continua lo stesso perchè è giusto, uguale contrapposta a quella di chi sa e va nella direzione opposta perchè il potere e i piccioli sono megghiu di qualsiasi altra cosa. Io sono orgoglioso di essere siciliano, anche oggi che l'idea del pressapochismo pare voglia coprire tutto; la mafia è conficcata dentro la mia terra ma assieme ad essa ci sono anche gli anticorpi. E sono siciliani, a chi non ci crede consiglio la lettura dell'ultimo libro di Scarpinato, procuratore capo di Caltanissetta.