E adesso la sera è tracimata in fretta su di me e sulla mia città appoggiata sul mare.
Guarda che lunghissima notte, senti come si allarga su di me, come giudica e stronca, rappacifica e abbandona:
era da molto tempo che non avevo una notte così.
Non so perché scrivo: mi sono inventato tante ragioni ma erano altri giorni. Questa notte non posso e non so. Il narcisismo non basta, la cultura non serve, restano solo i desideri ma sono contorti e senza parole: situazione paradossale, ho un bisogno disperato di parole ed esse si annullano ma mano che nascono. La mia bacheca esistenziale è qui la vedete, non chiedetemi perché vi scrivo sopra o per chi: voi forse lo sapete? Quanto sappiamo di noi? Quanto veramente riusciamo a scrivere di noi? Dove si è fermata la nostra vita l’ultima volta e ci ha dato l’opportunità di inchiodarla sulla pagina?
A me è successo pochi minuti fa: davanti al golfo di questa mia città che dorme nel buio della notte…qualche nave alla fonda coi segnali luminosi regolamentari, i due fari di diverso colore all’imboccatura del porto, la grande luce più lontana sulla gru dei cantieri navali. Dorme Palermo o almeno pare dormire, senza sussiego e fondamentalmente indifferente alla mia veglia senza speranza. Non c’è alcun senso visibile a questo battere sui tasti, è solo un’estroflessione in cui io o te che leggi aggiungiamo la storia che vogliamo o che ci siamo trovata fra le mani; ti avrei detto di più qualche anno fa, ti avrei raccontato bugie coloratissime e godibili, ti avrei significato la gioia e l’allegria posticce di raccontarsi in rete. Stanotte la notte è seria: niente storie, fa quel che vuoi, scrivi se ne sei capace e non chiederti nulla.
Si scrive per camuffare o vestire di sé l’altra scrittura, quella che ci portiamo dentro, quella che non lascia spazio a svolazzi sintattici e che non degna nessuno di benevolenze temporali. Se stanotte non mi fossi messo alla tastiera non sarebbe cambiato nulla, il mistero di questa veglia gonfia di attese e ricordi si sarebbe spiegato in maniera diversa, non potrò mai sapere dove e come sarebbe giunto ad altri da me.
Non contiamo niente, non conto niente, non significa niente quello che ci facciamo scorrere tra le dita dicendoci l’un l’altro che siamo e dobbiamo stare attenti ai nostri personali confini esistenziali; è tutto altrove e non so dirvi dove ma lo vedo, posato un po’ più in là sul mio orizzonte. Una beffa, l’ennesima o sempre la stessa? Scrivi Enzo, lascia una traccia, questa notte che ci sei, domani potrebbe restare solo chi ti legge le carte, senza il tuo intervento a correggere l’inutilità del vivere così. Senza il tuo commiato. La notte è bellissima, la pagina non è più bianca e i pescatori tra qualche ora torneranno a riva: avranno una stanchezza meritata e non scritta, migliore di questa mia accidiosa e mentale. Dormiranno poi e non ci sarà nulla da leggere o commentare. Solo un buon sonno e un sorriso al risveglio.